FAQ

DOMANDE E RISPOSTE

Parlare ha un valore terapeutico ma non si tratta di un parlare qualunque. Il parlare che ha un valore terapeutico è quello che rispetta la regola delle libere associazioni. La regola fondamentale di un’analisi, appunto, è quella di dire tutto ciò che passa per la mente, senza filtri e senza congetture morali. Arrivare a dire tutto non è così immediato, e non ci sono molti luoghi dove è possibile avere una tale libertà. Inoltre, il lavoro di parola è utile se c’è qualcuno che ascolta, e quel qualcuno deve essere una persona in carne ed ossa, in grado di far emergere elementi e di stabilire connessioni.

No, non basta, o almeno, tale supporto è di tutt’altra natura. Il disagio psichico è all’ordine del giorno e può riguardare chiunque: è bene informarsi a dovere e non improvvisarsi tuttologi ma rivolgersi sempre a un professionista.

Il momento per iniziare un percorso di analisi è dato dalla sofferenza della persona che domanda. L’entrata in analisi determina un cambiamento di posizione. Il soggetto deve riconoscere preliminarmente che c’è una sua responsabilità nella sofferenza di cui si lamenta, e che non è solo la vittima di qualcosa che lo affligge. Deve riconoscere che c’è una sua implicazione; se questo non accade, non c’è possibilità di analisi.
Dal momento in cui il soggetto smette di pensarsi vittima, comincia a rimettere in gioco se stesso, riconoscendosi come artefice del disordine di cui si lamenta.
Inoltre, chi chiede aiuto non deve farlo soltanto perché spinto da altri ma deve partire da un proprio desiderio, da una sofferenza che si incarna in un sintomo.

In un percorso di analisi efficace, il requisito fondamentale è la regolarità. Non può trascorrere troppo tempo tra una seduta e l’altra.
La frequenza ideale sarebbe di due o tre sedute alla settimana ma anche una volta alla settimana può essere sufficiente per iniziare un lavoro.

Quella sulla durata di un percorso d’analisi è una delle domande più frequenti che vengono poste allo psicoterapeuta. Chi arriva in studio ha fretta di sapere quanto durerà il percorso ma purtroppo non è possibile conoscere i tempi a priori. In molti casi inoltre, anche quando si è già sperimentato un miglioramento, accade che si decida di proseguire per conoscersi meglio.

Ci si dimentica spesso che un sintomo è il modo che ha il nostro organismo di comunicarci un malessere, e questo accade sia a livello fisico che psicologico; prima di tentare di soffocare il sintomo con un farmaco sarebbe opportuno capire le ragioni della sofferenza. Il lavoro clinico diretto da uno psicoanalista consiste infatti nel riannodare la sofferenza alla propria storia, andare a reperire il desiderio inconscio e lavorare affinché vi sia una riconciliazione con la dimensione cosciente.

Tutt’altro. Significa invece che è un individuo capace di mettersi in discussione.
Questo luogo comune è frutto di ignoranza e si nutre spesso della confusione intorno alle differenti figure professionali dello psichiatra e dello psicoterapeuta.
Soffrire di un qualche disturbo è ben altra cosa dall’essere “pazzi”.

L’intervento domiciliare è posto in atto quando vi è un vero impedimento fisico ad un percorso d’analisi tradizionale in studio, come nel caso di malattie ortopediche o oncologiche, o comunque nei casi in cui la persona è costretta a casa per cause mediche.

Un percorso di analisi è utile a risolvere tutti quei disturbi che turbano la propria quotidianità, facendo emergere elementi in grado di comprenderli.
La psicoanalisi è un sapere rivolto al soggetto come essere parlante. La psicoanalisi è un’ esperienza soggettiva durante la quale si cerca di individuare, tramite la parola, ciò che è in gioco e che fa soffrire il soggetto presentandosi sotto forma di sintomo. Lo psicanalista, come affermava Lacan, non è un esploratore di continenti sconosciuti ma un linguista.

La dottoressa Daniela Russo esercita a Roma Prati e a Montecompatri (Castelli Romani). Per fissare un appuntamento in uno dei due luoghi, è necessario chiamarla al numero 393 9566298.